da un'idea di "Era un anno a casa" un blog tutto ... da leggere!!!

lunedì 4 febbraio 2013

AnimaliDivorziareAsola: un racconto breve.



AnimaliDivorziareAsola


Donna rammenda di Edouard Vuillard da arteposter
Fuori dalla finestra tante nuvole basse a coprire i fianchi delle montagne, tetti bianchi, alberi scarni coi tronchi neri bagnati da quella che ormai e` diventata pioggia.
Bosco e Cielo hanno lo stesso colore.
Dentro invece un tepore profumato di cose buone: il forno va.
Stasera mangeranno torta messicana di fagioli e carne e le ragazze (che ora ridono al piano di sopra allegre e spensierate) fra qualche minuto scenderanno a preparare i biscotti per la merenda.
La madre siede a rammendare un grembiule dell’asilo. La` dove c’era un bottone ora c’e` uno strappo: la piccola deve essersi impigliata in uno spigolo o ha cercato di spogliarsi con troppa foga e adesso l’asola e` tutta sfrangiata.
Come si fa a rammendare un’asola?”
Non e` mai stata una sarta, fa quello che nessuno le ha mai insegnato con molto senso pratico, badando al sodo “L’importante e` che l’intervento sia risolutivo…forse posso mettere qualche punto qui….non facciamo pecionate”.
Ernesto guarda la televisione in salotto con l’occhio spento di chi ha la febbre alta, ogni tanto tossisce .
Speriamo che non sia una gastroenterite, non ce la faccio neanche a sopportare l’idea” .
Giodde e` di sotto in cortile a bagnarsi beatamente, la neve e` diventata una massa fradicia e scivolosa con cui non si puo` piu` giocare.
Meglio che lo chiami senno` le scarpe domattina saranno inutilizzabili e con cosa lo mando a scuola poi?”.
I pensieri vorticano attorno al filo da cucito, si infilano nella cruna dell’ago fissandosi sull’asola assieme ai punti; si sovrappongono, si scavalcano e il rammendo che ne esce sembra la coda di un armadillo.
Lei fa una smorfia e sbuffa, non e` arrabbiata e` solo sconsolata: le cose da fare sono molte e vorrebbe che tutte riuscissero, venissero bene, precise e belle.
Questi sono discorsi da casalinga incallita e pure un po’ frustrata, invece non lo sei o almeno non ancora. E in ogni caso sei tu che hai voluto divorziare dal tuo lavoro!”

Com’e` possibile che sia successo davvero? Le piaceva cosi` tanto.
Alti e bassi come in tutti i rapporti ovviamente. Per difenderlo a volte il giorno di riposo lo passava sdraiata a respirare profondamente, ma era il suo lavoro: aveva studiato parecchio e aveva raccolto grandi soddisfazioni , grandi e belle come mazzi di fiori freschi. C’era passione.
Quando lo ha lasciato pero` lo ha fatto senza fantasia :”forse e` meglio che ci prendiamo una pausa”.
Di dodici mesi.
E come sempre succede pian piano si e` abituata a stare senza e non e` piu` tornata.
La verita` e` che non voleva che i bambini crescessero come alberi da frutto di un campo abbandonato: senza pacciamature, senza potature, senza stagione del raccolto.
Mia madre? Non c’era mai, stava sempre nel letto senza forze“ questo non poteva, non doveva succedere.

E quindi piantala di lamentarti e sorridi: questo grembiule sara` riusato”.
Lo guarda di nuovo sottecchi :“comunque quando Liuba si allaccera` il bottone questa coda di animale strano sara` coperta,
Le ragazze sono sulle scale e scendono ridendo.”Adesso rovisteranno nel cassetto per cercare i grembiuli e faranno un gran casino come al solito, non sono ancora riuscita ad insegnargli a fare le cose per bene
Pero` sarebbe bello ricamare tanti animali su questo grembiulino...potrei seguire i quadretti della stoffa...potrei farli a punto croce…”.
Ernesto la chiama dal divano: ha sete.
La porta di casa si apre: Giodde e` gocciolante e sorride soddisfatto ”ho fame, quando si fa merenda?”.
Vi siete lavate le mani prima di cominciare ad impastare?” chiede alle grandi.
Il grembiule attende sullo schienale della sedia.
Domani mani ruvide ed esperte lo piegheranno per bene mentre mani soffici ed incerte lo sfioreranno accarezzando quella cicatrice.
Mamma che cos’e questa?”
E` una coda di armadillo! Sai cos’e’ un armadillo Liuba?”. 
                                                  
                                            21/01/2013
 
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Questo e`un racconto breve ispiratomi dalle tre parole che TOWRITEDOWN ha lanciato nel web nei suoi lunedi` per lo sviluppo dell'io creativo.
Ho raccolto la sfida del 14 gennaio per misurarmi con me stessa, per esercitarmi nella scritttura, ma soprattuttto per dimostrarmi che non e` vero che sono poco creativa.
Prendere spunto dalla propria vita per comunicare e` mancanza di creativita`?
E` ovvio che questo racconto sia autobiografico, tutto mi appartiene (tranne i nomi dei miei figli che coincidono con i loro solo per l'iniziale!), ma io scrivo di cio` che so.
Scrivo di cio` che ho provato, di cio` che mi ha nutrito e che ho metabolizzato, di cio` che mi colpisce e di cio` che mi sfiora soltanto. Ma tutto deve avermi toccato. Se non mi fa anche solo una minuscola cicatrice mi annoia, non mi interessa.
Scrivere inoltre rievoca in me pensieri che sono sempre rimasti nel lobo occipitale: c'erano, sapevo che erano li`, ne percepivo la presenza, ma non potevo inquadrarli, erano al di fuori del mio campo visivo.
Quando scrivo sento il mio cervello che scricchiola per mettersi in moto e quando parte e` come un treno in corsa, non posso rallentarlo se non e` prevista la fermata. e se non mi sbrigo, se non sono veloce a tradurne i pensieri in scrittura me lo perdo, lo vedo andare via: le parole sono lontane ormai.

Questo esperimento mi ha divertito.
Ne ho gia` pronto un altro!
Come al mio solito non posso fare una cosa per volta no?

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Grazie Scake