da un'idea di "Era un anno a casa" un blog tutto ... da leggere!!!

lunedì 14 settembre 2015

Una mamma ad Aperta-Mente

Arrivo a scuola con la mia bicicletta.
Oggi io sono un’universitaria felice: volo su due ruote, vento nei capelli, jeans e borsa a tracolla a frequentare i corsi. Una volta accomodatami in aula tirerò fuori il blocco appunti e la mia Noris e mi accingerò ad ascoltare con entusiasmo l’oratore di turno.


All’epoca sentivo girare a grande velocita` le ruote ben oliate del mio cervello e tutta la lezione mi appariva davanti agli occhi come un mosaico pieno di colori, dove ogni particolare stava ben concatenato all’altro e ogni tassello prendeva il suo posticino.
Oggi invece il mio cervello scricchiola e so gia’ che piu’ di un tassello non trovera’ mai il suo posto girando a vuoto in un tristissimo loop.
La scuola dove sto entrando infatti non e’ la mia, e’ quella dei miei figli: in questo auditorium da diversi anni vengo ad ascoltarli cantare nel coro natalizio, assisto alle loro imprese teatrali, partecipo alle assemblee dei genitori e dei rappresentanti di classe.
L’entusiasmo che ci metto pero’ e’ lo stesso di quella ragazza di vent’anni fa, perche’ la materia che si discute e’ di mio grandissimo interesse:”La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza - una bibliografia per approfondire”.


Mi sono iscritta pochi giorni fa nella Biblioteca Comunale di Pergine Valsugana. Andavo a chiedere se mi avevano tenuto da parte un libro e mentre attendo il mio turno butto l’occhio su un pieghevole giallo, bianco e rosso. E’stata una folgorazione: io nei libri ci sguazzo, ci ho aperto un blog (ok faccio un po’ fatica ad aggiornarlo) in cui ci metto anche le recensioni dei miei figli e qui c’e` addirittura la presentazione di una bibliografia! Sulla brochure spiccano alcuni nomi autorevoli che conosco: Paolo Canton di Topipittori… a Pergine... ? Sarà solo per addetti ai lavori sicuramente.
Io non sono maestra, non sono professoressa, non sono bibliotecaria, non sono libraia,
di fronte a questo corso posso pormi solo come mamma-lettrice.
Ma quando tocca a me la bocca parla dalla pienezza del cuore (Lc 6,45) esordisco con un “Posso partecipare anch’io?”.


Cosi’ sono qui. La differenza da allora, oltre che nel rumore che producono le rotelle del mio cervello, tra le altre cose sta anche nelle taglie in piu’ dei miei jeans e nella presenza dello smartphone che mi lega a ciò che inevitabilmente ho dovuto lasciare fuori da questo auditorium oggi: cinque figli, una serie di parenti che si turnano nell’accudirli (santo in eterno il loro nome) e un marito che viaggia per lavoro all’estero e che ha deciso di programmare il prossimo weekend via whatsapp proprio ora-adesso-now dimenticando che anch’io ogni tanto c’ho da fare (ogni tanto).
Dimenticavo.
Alle 17 ora prevista per termine lavori della giornata di corso mi ha fissato, dalla Grecia dove si trova, la revisione del nostro camper.
Probabilmente e’ convinto di aver sposato la nipote di Superman.


Detto ciò lego la bici e vado al desk a firmare la mia presenza perché a fine lavori riceverò’ un attestato di partecipazione.
All’ingresso e’ stata allestita una mostra bibliografica con molti dei testi protagonisti di questo corso, posso sfogliarli, fotografarli, emozionarmi davanti ad essi.
Alcuni mi colpiscono subito per le illustrazioni, altri per il tipo di impaginazione, altri per il contenuto decisamente originale.Individuo libri che gia’ conosco, ma che non ho in casa, libri che hanno letto i miei figli, libri che vorrei acquistare, ma sempre ritenuti troppo costosi per le mie tasche, libri curiosissimi e curatissimi che giocano con le dimensioni, che costruiscono stupefacenti profondita’ con la carta, libri che dimostrano come l’universo-libro sia davvero paragonabile all’universo stellare a cui apparteniamo: ancora in espansione, ancora pieno di possibilita’ comunicative non rivelate.


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Mappe di Aleksandra Mizielinski Daniel Mizielinski

domenica 31 maggio 2015

Un anno dopo la seconda puntata di un semestre di letture: Chaim Potok, ma anche Gheula Canarutto Nemni e me, che grazie a lei rileggo la mia vita.

(Del primo semestre scrivevo qui).
L'anno scorso facevo delle ricerche sugli ebrei messianici.
Mia cognata ci ha dedicato la tesi di laurea e mi incuriosiva davvero sapere perchè un ebreo decida di rimanere ebreo quando inizia a credere in Gesù come figlio di Dio, visto che la differenza tra le due fedi è poi tutta incentrata su questo.

Il fatto che noi cristiani abbiamo le radici del nostro credo nell'ebraismo mi ha sempre affascinato: Gesu` di fatto era ebreo.

L'identita` e la dignita` dell'individuo ebreo sta nel suo rapporto con Dio.
E' Dio che ha creato il popolo ebraico la' dove invece esisteva solo una massa di schiavi in Egitto al tempo del Faraone Ahmose nel 1550-1525 a.C. circa. 
Gli ebrei ne sono talmente convinti che il tempo della loro intera esistenza personale e collettiva sulla terra, tutta la lunga tradizione rituale, perfino la scansione delle ore, i gesti quotidiani sono imperniati attorno alla relazione con YHWH, l'unico Dio dal nome impronunciabile per la sua immensita` e potenza.
La certezza della esistenza e della bonta` di Yahveh e`radicata nel cuore dell'ebreo perche` i suoi padri hanno vissuto nella loro carne la liberazione dalla morte, dalla schiavitu`, il passaggio alla liberta`, alla nuova vita, alla dignita` di popolo, alla terra promessa fertile e bella.
Ha sperimentato la sua finitudine e infedelta` a questo progetto divino attraverso il cammino nel deserto, ha visto come Dio lo ha amato e lo ha preceduto sempre senza stancarsi della debolezza umana. I padri hanno tramandato ai figli e i figli ai loro figli questo precetto, attraverso la narrazione orale e la lettura della Torah: il precetto di amare Dio rispettando le Dieci Parole consegnate sul Sinai a Mose` (quelli che noi occidentali definiamo i Dieci Comandamenti) che sono la Costituzione del popolo di Israele. Dio tira fuori degli schiavi dall'Egitto e ne fa un popolo, affida l'organizzazione delle cose a Mose` dialogando man mano con lui, crea delle leggi che conferiscano dignita` agli Israeliti come popolo e lo conduce attraverso un lungo cammino nel deserto e finalmente gli consegna un paese dove abitare.
La conquista di questo territorio è preceduta da un lunghissimo percorso di 40 anni nel che guardando la cartina appare assurdo ed in effetti lo è: Dio permette che questo popolo ritardi di 40 anni l'entrata in patria facendogli allungare il percorso e questo perché?
Perché ci vuole molto tempo prima che l'uomo impari ad affidarsi a Dio, a rendersi conto che la storia che gli sta costruendo è buona per lui, attraverso mormorazioni, incredulità, ribellioni il popolo di Israele si rende conto che Dio lo ama, che ogni volta lo perdona, cha ha a cuore la sua vita, che sempre lo salva, lo cura, lo nutre, lo disseta e quando finalmente il rapporto tra il popolo e il suo Dio diventa di totale abbandono, di fiducia, di gratitudine, gli ebrei metteranno radici in Palestina "terra di latte e miele".

Tutta la Torah è un ricordare ciò che Dio ha fatto con gli ebrei. Se un padre trova la fonte di un'acqua miracolosa non si sente forse in dovere di dare da bere di questa fonte anche ai suoi figli? Così i genitori ebrei parlano ai loro bambini raccontando i fatti perché possano conoscere questo Dio grande e potente che ha pensato a loro da sempre.

Chaim Potok