da un'idea di "Era un anno a casa" un blog tutto ... da leggere!!!

lunedì 8 aprile 2013

Sono una psico-lettrice golosa

Ho appena finito di leccarmi le dita e adesso posso scrivere (eheheheheh..)
Il connubio di oggi e` questo:
Tiramisu` leggero
+
"D'armonia risuona e di follia"
di Eugenio Borgna - Feltrinelli
(ed un assaggio di Allevi)


Il tiramisu` e` gia` finito, il libro e` ancora in lettura.
La scelta del dolce per accompagnare questa lettura nasce direttamente da cio` di cui il libro tratta: il dolore generato dalla malinconia e dalla malattia psichiatrica come fonte di poesia.
E` un argomento molto delicato e molto intenso.

Perche` una come me si va a leggere certi libri vi chiederete?

Cominciamo da Adamo ed Eva.

Sin da ragazzina sono sempre stata attratta dalla materia medica. Mio padre e` stato un medico di famiglia per molti anni prima di fare carriera, uno di quei medici a cui ci si rivolgeva non solo per il mal di schiena, ma anche per farsi suturare uno squarcio da accetta sulla coscia (abitavamo in alta montagna all'epoca) o per mostrare la bella pagella di tuo figlio se tuo marito era un beone e non ti ascoltava.
Molto spesso la sua professione richiedeva una buona conoscenza delle patologie psichiatriche, perche` la zona non aveva un centro di salute mentale e i disturbi di quel tipo andavano trattati a casa. Mio padre imparo` moltissimo sui testi, ma ancora di piu` sul campo. Alcuni dei suoi eccentrici pazienti ancora me li ricordo.
La poliedricita` nella professione di papa`, nonche` il suo stretto legame con una vera e propria vocazione alla pietas, mi ha fatto desiderare di approfondire tutto quello che riguardasse il corpo e la mente umana. Mi sono messa a studiare gli atlanti di anatomia molto prima di andare all'Universita` e a disegnare arti, muscoli e ossa, corpi in movimento. La mia passione per il ritratto dal vero si e` unita a quella per la medicina, tanto che ad un certo punto ho pensato che avrei dovuto iscrivermi ad un corso accademico per diventare disegnatore anatomico come il grande Frank H. Netter (di cui mio padre possiede la collana completa degli atlanti con la riproduzione delle tavole). Ma avevo un diploma da liceo scientifico con indrizzo matematico-fisico (materia quest'ultima in cui sono sempre stata una sega) e non avevo le basi per mettermi a frequentare Arte.
Per lo stesso motivo rinunciai ad iscrivermi anche alla facolta` di Restauro (sognavo di metter le mani sui muscoli michelangioleschi degli affreschi della Cappella Sistina).
Scelsi cosi` una facolta` scientifica molto vicina alla medicina e con un certo amore per l'arte e l'antichita`.
A voi decifrare quale.
All'Universita` amai profondamente i corsi di biologia della cellula, anatomia, fisiologia, patologia e microbiologia (arrancando faticosamente tra tutte le chimiche di 'sto mondo presenti nel corso di studi). Ancora conservo i miei appunti di anatomia corretti e ricopiati in bella con i disegni del tronco encefalico e le vie di trasmissione nervosa: un intricato labirinto di fibre neuroniche ascendenti e discendenti, nuclei, guaine. Quelle forme mi catturavano, letteralmente, ci passavo ore in stanza mentre il mondo fuori si divertiva.
All'esame di patologia generale mi presentai con in tasca il mio argomento a scelta: patologia generale del sistema nervoso. Ancora mi ricordo la faccia del prof. sgomento che non aveva minimamente voglia di parlarne.

E poi passati gli anni il contatto professionale con le persone affette da patologie del SNC, con le loro terapie hanno mantenuto viva in me questa particolare passione. Lo psichiatra no, non sarei riuscita a farlo. Il coinvolgimento emotivo sarebbe stato troppo, ma la condivisione dei problemi e dei disagi che la malattia psicotica o pscicologica comporta, anche solo magari per qualche manciata di minuti, che il mio lavoro prevedeva, mi faceva sentire utile e mi riusciva bene.

Poi il problema e` divenuto mio. Nella primavera del 2009 sono stata male.
Una specie di esaurimento, fase depressiva da stress, una cosa non ancora ben definita. Mi sono curata, sto meglio, ma sono ancora molto fragile, nonostante 4 anni siano passati. Ora so come difendermi dagli attacchi di ansia e li riconosco da lontano, pero` quando ci sono finita dentro non li conoscevo. Ho vissuto per settimane in una dimensione mentale totalmente diversa dalla quella solita. Uno spazio ai confini della normalita` in cui ero cosciente di tutto, ma in balia delle mie connessioni nervose mal funzionanti, distante, acciaccatissima e soprattutto nel terrore.
Pregavo solo che mi passasse. Volevo tornare indietro, ma il mio corpo non me lo permetteva: stava reagendo a modo suo, si era stufato di sopportarmi, me ed i miei ritmi, i miei dispiaceri, le mie preoccupazioni, le mie emozioni devastanti.
Da tempo mi aveva dato segnali di non starmi piu` dietro, ma io (anche mal consigliata a dire la verita`) non lo avevo ascoltato, non lo capivo, anzi mi incazzavo se non rispondeva come volevo io.
Allora lui si e` scatenato.

Nei momenti in cui questa condizione di dolore e paura mi lasciava un po' di tregua ho letto molte cose e ho condiviso la mia esperienza con diverse persone. La cosa ha assunto contorni sempre piu` logici e un profondo significato esistenziale, ho capito il senso di questo mio male, oggi so che e` stato necessario per me e per chi mi circonda. Ma quello che intendevo dire qui e` che lessi tra le altre cose un libro che niente aveva a che fare con il mio disturbo, almeno apparentemente. E` un libro di Giovanni Allevi che acquistai perche` mi incuriosiva il personaggio decisamente originale: un po' strano, ma geniale. In un capitolo del libro racconta la sua esperienza del primo attacco di panico e la conseguente nascita di un brano musicale: Panic, nell'album Joy. Ha un'armonia particolare, tutto penseresti tranne che sia nato in un momento di paura e angoscia. E mi sono messa a decifrare con lui le note di un attacco di panico: "..rifletto sulla parola. Panico e` Pan, il dio Tutto. Il Tutto. All'improvviso mi e` chiaro che il panico non e` l'incontro con un vuoto paralizzante, ma e` l'esperienza del nostro tutto, della dirompente energia creativa che e` dentro ognuno di noi! Sono stato travolto dal tutto, dal troppo, da un'emozione incontenibile, proprio nel momento in cui mi sono fermato. Penso al mondo interiore delle persone, infinitamente grande, che all'improvviso esplode all'esterno mostrando una poesia e una vitalita` a cui la nostra quotidianita` non ci ha piu` abituato." Queste righe mi hanno scandalizzato all'inizio: come si puo` prendere in positivo un momento cosi` tremendo? Eppure i sintomi sono quelli... perche` in Allevi e` stata una occasione creativa e in me no?
Pensavo che Allevi fosse un tipo troppo strano o che almeno lo volesse apparire ed invece la cosa interessa molti altri individui. Esistono persone che in condizioni mentali alterate riescono a creare e spesso per loro il farlo diventa una necessita`.
E cosi` lettura per lettura sono arrivata a Eugenio Borgna

"D'armonia risuona e di follia" e` un testo che nasce da un seminario che Eugenio Borgna, in qualita` di psichiatra (primario all'ospedale di Novara e libero docente all'Universita` di Milano), ha tenuto in un liceo di Novara sul tema della follia.
Un lessico particolare: elaborato, ridondante, a volte un po' ripetitivo, ma contenuti davvero interessanti. Borgna ripercorre i sentieri della poesia e dell'arte in autrici e autori famosi, ma anche in sue pazienti, alla luce della loro malattia mentale: F.Nietzsche, S.Kierkegaard, V.Woolf, P.Celan, N.Sachs, ma anche Margherita, Angela, Valeria.
Indaga come la malattia generi, accompagni e moduli l'ispirazione poetica.
La parola che ricorre piu` frequentemente in questo libro e` DOLORE: il dolore che il disagio psicotico produce, un dolore reale anche se frutto dalla mente. Chi ha le allucinazioni, chi e` depresso, chi e` anche solo molto malinconico prova dolore fisico. Un dolore invalidante, ricorrente, ogni volta riconoscibile, spesso preannunciato.
E` difficile da spiegare, se non impossibile.
Per questo nasce la poesia che crea con le parole significati nuovi, visioni, immagini, sensazioni.
E tutto diventa immediato, comprensibile, condivisibile.
Per il malato la condivisione e` essenziale, lenisce il disagio e la poesia e` il ponte, rende possibile la comunicazione con il mondo. A volte pero` per quanto esprimibile il dolore diventa troppo grande e produce un'inquietudine che e` incompatibile con la vita. Per quanto si desideri la normalita` essa si allontana inesorabilmente e il desiderio di morire diventa ossessivo, come quello di vivere, ma vivere e` impossibile.

Quando sono stata male ho capito perche` chi ha una malattia psichiatrica desidera morire. Ti svegli la mattina e non riesci a guardare fuori dalla finestra, il tuo rapporto con il cibo e` orribile, hai paura di toccare i tuoi figli e di far loro del male, non sai come comunicargli che li ami, non vuoi che ti vedano soffrire, non puoi sostenere la quotidianita`, ti disprezzi per questa tua debolezza e tutto sembra essere troppo. Se la cosa dura un tempo eccessivo (e come trovare il metro di misura di quel tempo?) sei come gia` fuori dal mondo, lo guardi da un punto distante con una gelida lucidita` e sei sempre piu` convinto di quello che devi fare. Penso a Virginia che e` entrata nel fiume con i sassi nelle tasche. Penso a Luigi Tenco che si e` ucciso dopo aver cantato al mondo intero queste parole:

... E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent'anni in un giorno solo,
...Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.

Questo libro e` davvero interessante, davvero particolare. Descrive meccanismi patologici con molta umanita`. Si puo` leggere anche se non si e` abituati al gergo medico perche` il linguaggio e` letterario.

E ora il tiramisu`!!!
Un tiramisu` che e` diverso dal solito perche` cremoso e dolce, ma con una nota acidula dovuta ad un insolito ingrediente: lo yoghurt greco. Questo tiramisu` in effetti e a base di ricotta e yoghurt, non contiene uova se non due albumi, inoltre niente mascarpone! A questo e` dovuta la sua leggerezza e si puo` decisamente mangiare con pochi sensi di colpa. La sua consistenza morbida contrasta con il sapore dello yoghurt e per questo l'ho scelto come accompagnamento di questo libro: la dolcezza della poesia si sposa con l'acidita` della malattia.
E` un sapore che non ti aspetti, ma piacevole.

Tiramisu` leggero
per 8 persone:

300g di yoghurt greco
500g di ricotta freschissima
150g di zucchero bianco (meglio se a velo)
due manciate di gocce di cioccolato o ciocccolato grattuggiato
8 savoiardi
3 tazzine di caffe` d'orzo
un baccello di vaniglia
un cu da caffe` di cannella in polvere
2 albumi

In una terrina unite lo yoghurt con la ricotta, poi aggiungete il cioccolato, la cannella, il midollo della vaniglia, lo zucchero e mescolate fino a consistenza cremosa e lucida. Poi montate gli albumi a neve con un pizzico di sale e incorporateli delicatamente alla crema. Inzuppate velocemente i savoiardi nel caffe` d'orzo e disponeteli sul fondo di una terrina piatta accostandoli l'uno vicino all'altro. Distribuitevi sopra la crema e spolverate con il cacao passato attraverso un colino.
Lasciate riposare per qualche ora in frigorifero coperto prima di mangiare.





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Buona lettura e buon dolce!



2 commenti:

  1. Ciao scake, passo di qui un po' in ritardo e ora mi accorgo della profondità di questo tuo post. Racconti tanto di te, spero che quel periodo sia un brutto ricordo. Ne ho passato uno simile, ero davvero troppo piccola per capire e sono grata a mia madre per avermi aiutata allora. Solo lei aveva capito. Da allora, e per altre esperienze familiari ho sviluppato una ritrosia per questi temi. Non leggo mai libri che ne parlano, evito, cerco di pensare alle cose belle.
    Non sono riuscita a capire cosa hai studiato all'università alla fine. Il tuo tiramisù è davvero originale, non riesco a immaginarne il sapore, dev'essere proprio diverso da quello solito. Lo yogurt e la cannella mi incuriosiscono, chissà che non provi a farlo...

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  2. Forse una esperienza in eta` infantile e` piu` complicata da rielaborare, metabolizzare, giustificare. Meglio non riparlarne no? Io il mio male lo rivivo ogni tanto, piu` attutito, ma lo riconosco da lontano e so che cosa farne.
    "Datemi una maschera e vi diro` la verita`" diceva Wilde e questo faccio nei miei blogs in fondo no? Nessuno mi vede e posso parlare di me.
    Per il tiramisu`: provalo, e` sorprendente!

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Questo commento sara' letto anche dai miei bambini, tienilo presente!
Grazie Scake